Chiesola di Monte Porzio – restauro

MONTE PORZIO 

CHIESA DI SANTA MARIA VERGINE ASSUNTA
Restauro dell’altare ligneo intagliato e dorato 
Restauro di due grandi tele di Giuseppe Ceccarini raffiguranti la ‘Nascita
della Vergine” e lo “Sposalizio della Vergine” (sec. XVIII, cm 250×420) 

Nota storica

La chiesa di Santa Maria Vergine Assunta chiude, insieme con l’antico Palazzo Comunale (il “Palazzo del Pubblico ove sta il Vicario”) il fronte orientale della piazza “Pubblica” di Monte Porzio, nota anche come “La Chiesuola”, è stata in passato la cappella pubblica dei conti di Montevecchio, Monte Porzio e Mirabello, specificatamente i conti Pompeo, Rinaldo e Giuseppe, che la fecero erigere nel 1738, al tempo di Papa Benedetto XlV.

All’esterno si presenta con una semplice facciata in laterizio coronata da timpano, mentre l’interno a navata unica sorprende il visitatore per la fastosità del grande altare intagliato e dorato, recentemente restaurato con il contributo della Fondazione, che al centro del presbiterio incornicia una pregevole tela (Madonna Assunta in Cielo) attribuita al pittore romano Andrea Sacchi che la dipinse per la chiesa fanese dello scomparso monastero delle clarisse (chiesa dei SS. Filippo e Giacomo): tela successivamente acquistata dal padre fìlippino Camillo di Montevecchio che la fece trasferire a Monte Porzio intorno al 1748.
Sempre all’interno della chiesa in questione verrà presto ricollocata al centro della volta la grande tela raffigurante Maria Assunta in Cielo con le anime purganti, pure restaurata con il contributo della Fondazione, così come le due grandi tele che ornavano le pareti laterali (Nascita della Vergine e Sposalizio della Vergine), copie in grande formato (cm 250 x 420) ricavate da Giuseppe Ceccarini da due scomparti della celebre predella della grande pala peruginesca conservata nella chiesa di S. Maria Nuova in Fano: predella ritenuta da alcuni studiosi l’opera prima del giovane Raffaello Sanzio. Tornando all’altare ligneo, va precisato che si tratta di un’opera di grande pregio, realizzata da un abilissimo artigiano-intagliatore quando i suddetti Montevecchio, con rescritto papale del 7 maggio 1748, ottennero che detto altare fosse “Privilegiato Quotidiano Perpetuo per ogni Messa, che da qualunque Sacerdote si celebrerà per l’anima tanto de’ medesimi conti, quanto di qualsivoglia altro della loro Famiglia passato e futuro”.

Circa le tele ceccariniane, più che il livello qualitativo delle stesse, abbastanza modesto, va sottolineata la novità per il tempo in cui furono realizzate di aver preso a
modello, dilatandone le dimensioni, due scomparti della famosa predella fanese attribuita al giovane Raffaello (o, in alternativa, al maturo Perugino). Una scelta quantomeno curiosa che conferma l’alta considerazione in cui già da allora era giustamente tenuta l’opera di artisti fra i maggiori e più celebrati dell’arte pittorica rinascimentale.

FB .Bibliografia:
Alberto Polverari, Monte Porzio e Castelvecchio nella storia, Urbino, AGE (Arti Grafiche Editoriali), 1980, pp69,81; Gianni Volpe, Dal Metauro al Cesano, Rimini, Maggioli Editore,1984, p.111, Anonimi Sec.XVIII, Pitture d’uomini eccellenti nelle chiese di Fano (a cura di Franco Battistelli), Quaderno di “Nuovi studi fanesi”, Fano, Biblioteca Comunale Federiciana, 1995, pp.40-41; Franco Battistelli e Aldo Deli (a cura di), Restauri 1996!’97Quaderno n.2, Fano, Fondazione Cassa di Risparmio di Fano, 1998, pp.49-52.

 

Descrizione dell’altare

L‘altare, realizzato in legno di pioppo dorato, misura cm 320×510.
È scandito architettonicamente in senso verticale da tre parti principali: basamentale, mediana e terminale.

La sezione basamentale comprende due parallelepipedi posti agli estremi di due gradini a metà dei quali si trova un classico tabernacolo ligneo di epoca probabilmente successiva; sopra detta base sono impostate due paraste e, in posizione più avanzata, altrettante colonne vitinee.

Le paraste sono decorate con motivi floreali incisi a differenza delle colonne che presentano sei festoni composti di foglie e di pomi applicati nella parte inferiore del fusto, mentre nella parte superiore racemi e foglie si attorcigliano fino all’anello di imposta del
capitello.

Quest’ultimo risulta per metà di ordine corinzio e per metà di ordine jonico giacché presenta una parte inferiore decorata con foglie di acanto sopra le quali si sviluppano le due volute. Identico motivo decorativo è apposto nelle paraste.

Al di sopra dei capitelli corre un architrave tripartito sul quale si sviluppa una trabeazione rettilinea decorata con motivi floreali e religiosi. Al centro di questa fascia è applicata una tabula incorniciata da foglie, sormontata da una testa di cherubino e recante al suo interno la scritta dipinta ‘ASSUMPTA EST MARIA IN COELUM”.

Al di sopra di questa trabeazione delimitata da un motivo dentellato, corre una cornice modanata che funge da separazione tra la parte mediana e quella terminale comprendente una cimasa composta essenzialmente da un pannello rettangolare sormontato da una testa alata di cherubino e decorato con festoni.

L’intera cimasa si presenta coperta da una ricca decorazione formata da fogliame in legno intagliato e dorato.

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Operazioni di restauro dell’altare

L’altare presentava un notevole stato di degrado dovuto in gran parte alle spaccature e scollature del legno, specie lungo le congiunzioni delle assi.

L’ossidazione dei chiodi usati per fissare le assi aveva inoltre determinato la fratturazione dei motivi decorativi a rilievo, mentre il naturale movimento del legno conseguente alle alte oscillazioni del grado di umidità aveva provocato diffusi sollevamenti e cadute della doratura
originale.

In passato tali lacune erano state integrate con porporina che, a causa dell’umidità, si è con il tempo ossidata assumendo il caratteristico colore verdastro del rame.

Nel 1996 l’ altare fu gravemente danneggiato da un furto in occasione del quale vennero staccati e rubati molti dei motivi decorativi apposti al di sotto della trabeazione rettilinea.

In particolare vennero sottratti i due stemmi applicati sulle facciate frontali dei parallelepipedi posti sotto le due colonne, i sei festoni fatti di foglie e di pomi posti nella parte inferiore dei due fusti molte foglie e racemi presenti nella parte superiore delle colonne e i due capitelli apposti alla sommità delle paraste.

Per procedere con l’intervento di restauro si è dapprima provveduto a smontare completamente tutti gli elementi architettonico-strutturali dell’altare e a portarli in laboratorio dove è stato eseguito un attento censimento delle parti decorative superstiti e recuperabili. Successivamente sono stati rimossi i motivi e le cornici dissestate che ornavano l’intera struttura.

Portata a termine questa operazione, si è proceduto alla disinfestazione e al consolidamento del supporto ligneo attraverso diffuse applicazioni di prodotto anti-tarlo (xilamon) e resine acriliche consolidanti (Paraloid B 72).

I chiodi ossidati sono stati asportati e sostituiti con perni lignei o viti di ottone, mentre il ricollegamento degli spacchi è stato ottenuto con tasselli a cuneo inseriti su tracce a V parallele alle venature del legno. Al fine di garantire ulteriormente la stabilità e la tenuta della struttura sono state applicate delle piccole cerniere metalliche sul retro del supporto.

Passando al recupero e al restauro dell’apparato ornamentale, sì è provveduto a reintegrare con piccole ricostruzioni tutti i fregi che si presentavano frantumati o incompleti.

I motivi mancanti a causa del furto, sono stati invece intagliati e ricostruiti in legno di pioppo grazie a precise e inoppugnabili testimonianze fotografiche che hanno consentito il totale ricompletamento del modello.

Tutte le vecchie ridipinture effettuate con porporina, anche direttamente sul legno, sono state rimosse con applicazioni localizzate di solvente Decapant neutro addizionato in piccole percentuali con piridina, mentre le parti dorate instabili e distaccate dal supporto ligneo sono state fissate con iniezioni di Prirnal AC33, opportunamente diluito.

Successivamente si è provveduto ad integrare le parti lacunose con stuccature eseguite con gesso e colla di coniglio livellate al piano della superficie
originale.

Il restauro è stato ultimato con la doratura in foglia d’oro a ventiquattro carati di tutti i motivi interamente ricostruiti, mentre le stuccature, le abrasioni e le piccole mancanze sono state integrate con velature sovrapposte eseguite con colori ad acquerello.

L’intera struttura è stata infine protetta con una leggera verniciatura applicata a spruzzo.

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Stato ante-restauro dei
dipinti

La cromia originaria di entrambi i dipinti (Nascita della Vergine e Sposalizio della Vergine, secXVIII) risultava sensibilmente alterata sia per l’ossidazione delle vernici protettive sia per lo strato di fumo e polvere depositatosi col tempo.

La scarsa funzionalità dei due telai eccessivamente danneggiati da insetti xilofagi, non garantiva più un’adeguata tensione delle tele che presentavano di conseguenza vari allentamenti e diffusi fenomeni di decoesione degli strati preparatori.

Da un attento esame a luce radente, si è potuto agevolmente riscontrare una serie di sollevamenti della pellicola pittorica e di vecchie ridipinture eseguite anche direttamente sulla tela. In particolare, molteplici sgranature e perdite di cromia si registravano lungo le cuciture delle tele e in corrispondenza delle assi del telaio retrostante; in alcuni casi, la totale caduta dei pigmenti lasciava ampiamente trasparire la mestica preparatoria sottostante. Numerose abrasioni si riscontravano infine lungo l’intero perimetro specie in corrispondenza dei chiodi e delle battute delle cornici.

Relativamente a queste ultime, si registrava un avanzato stato di degrado concentrato soprattutto sui fianchi e sui lati inferiori. Inadeguate condizioni ambientali e un elevato tasso di umidità, avevano causato la frantumazione della preparazione in gesso e la conseguente caduta della policromia e della doratura sovrastanti.

Intervento effettuato

Per consentire un sicuro trasferimento delle opere dalla ubicazione originaria alla sede di restauro, si è inizialmente provveduto a proteggere le superfici pittoriche con velinature di carta giapponese e colla di coniglio.

Una volta portate in laboratorio, le tele sono state smontate dai supporti lignei e sottoposte ad una prima operazione di pulitura dei retri visibilmente rivestiti da polvere e fumo infiltrati in profondità. Al fine di garantire un’ottima le tenuta delle tele e assicurarne un migliore consolidamento della pellicola pittorica e della preparazione, si è ritenuto opportuno foderare i dipinti con nuove tele di lino fatte aderire mediante stiratura a caldo.

Successivamente si è provveduto a svelinare le superfici e a rimontare i dipinti su nuovi telai in abete, costruiti secondo le misure originali ed opportunamente estensibili a seconda di possibili allentamenti verifìcabili in futuro. Concluse tali operazioni, sono stati realizzati dei campioni di pulitura finalizzati a stabilire la miscela solvente più idonea a rimuovere le impurità e i rifacimenti successivi senza tuttavia intaccare minimamente le patine originarie. Si è pertanto proseguito con la graduale e prudente pulitura delle intere superfici mediante applicazioni di solvente a base di diluente e dimetilformammide in emulsione cerosa per la rimozione delle vernici ingiallite e con pasta ammoniacale nelle parti più chiare e negli incarnati. Una volta ultimata la pulitura sono state asportate meccanicamente le vecchie stuccature: la successiva operazione di integrazione delle lacune è stata effettuata con una mestica composta da gesso da doratori e colla di coniglio in seguito rasata e livellata al piano adiacente.

Il conclusivo restauro pittorico è stato eseguito a reintegrazione differenziata con il criterio della selezione della cromia e realizzato con colori a tempera come preparazione di base rifiniti con colore a vernice. A protezione del fìlm pittorico è stata infine eseguita una leggera stesura di vernice Damar nebulizzata.

Relativamente alle cornici, si è provveduto dapprima a proteggere la superficie dipinta e la sottostante preparazione in gesso con apposito collante. Successivamente è stata effettuata una accurata operazione di disinfestazione e consolidamento con adeguato trattamento. Una volta eseguita la pulitura delle superfici, si è proceduto alla stuccatura delle lacune con gesso e colla opportunamente rasate al piano adiacente. Il conclusivo restauro pittorico è stato effettuato con colori ad acquerello nelle zone policrome e con foglia d’oro negli angoli.

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