Chiesola di Monte Porzio – Altare Maggiore

La prima grande impressione per chi entra è la visione di quest’altare con sopra un’immensa incorniciatura lignea dorata (chiamata in linguaggio spagnolo retablo) di stile barocco, composto da due plinti quadrati, decorati da modanature classiche e con al centro fastosi stemmi dei Montevecchio; su queste basi si ergono due imponenti colonne a forte rilievo, sporgenti sul fondo di due paraste, ambedue terminanti con bellissimi capitelli stile composito (corinzio e romano), colonne iperdecorate da lussuosi motivi floreali che sostengono una fastosa trabeazione con fregi ai lati dello stemma dei Montevecchio

Stemma casato
Motivo floreale

e al centro un grosso cartiglio con volto d’angelo alato e la scritta: “ASSUMPTA EST MARIA IN COELUM”; al di sopra della fascia terminale con i dentelli una cimasa fortemente aggettante su cui sopra si erge un ornatissimo timpano architravato, spezzato, con altro volto d’angelo e ai lati volute ioniche ed ornamenti floreali.

LA TELA DELL’ASSUNZIONE DELLA VERGINE

Altare maggiore

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Tutta questa sontuosa cornice (retablo) sovra l’altare maggiore contiene il magnifico dipinto che raffigura l’Assunzione della Vergine, il vero gioiello della chiesa che ricorda il capolavoro dell’Assunta nell’omonima chiesa di Senigallia opera del grande pittore Venanzi, e l’Assunta nell’abside della chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta di Barbara del pittore Giovanni Pirri.
In tutte e tre le figure viene esaltato il privilegio dell’Assunzione cui le tre chiese sono dedicate e attestano la grande devozione a questo privilegio mariano della nostra Diocesi anche secoli prima della definizione dogmatica di Pio XII.

Questa tela di Monteporzio è firmata da Andrea Sacchi (Roma 1599 – 1661) notissimo pittore romano, allievo dell’Albani ed operante nel tempo e nel clima del Reni, del Domenichino e del Sassoferrato.
Il Sacchi è il celebrato autore di una bella pala nella Pinacoteca Vaticana rappresentante la “Visione di S. Romualdo” e il soffitto con l’affresco de “La Divina Sapienza” in una sala del palazzo Barberini dove la ricerca di semplicità monumentale in una composizione classicamente equilibrata mostra l’intento di evitare molte figure e il dinamismo degli scorci.

Tuttavia il Sacchi ama il colorismo tonale dei Veneti e possiede una commossa sensibilità verso la luce e la bellezza formale.
Questo dipinto esprime la visione estatica della Vergine che già contempla la gloria paradisiaca che l’attende; quel volto incantevole e beato, quegli occhi traslucidi e adoranti, quelle mani distese e riposanti sul petto simbolo di una maternità divina, è la trascrizione pittorica di una delle pagine più belle della teologia mariana definita come dogma di fede dalla Costituzione Apostolica di Pio XII “MUNIFICENTISSIMUS DEUS” il 1° novembre dell’Anno Santo 1950.

Admin: Ing. David Guanciarossa

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